In occasione del 25 novembre, Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, il produttore discografico Roberto Zapp e la vincitrice di Sanremo New Talent 2019 Narymary lanciano “Lividi”: un singolo che affronta il tema della violenza di genere da una nuova prospettiva, quella del lockdown.
I femminicidi sono in continua crescita perché le donne sono chiuse in casa con il proprio carnefice. E questa canzone è dedicata a loro, perché trovino la forza e il coraggio di chiedere aiuto. “Lividi” è il potere della musica contro il virus della violenza sulle donne: il vaccino che tutti stiamo aspettando.
Ispirato dalla testimonianza della moglie Maria Teresa Ruta dentro la casa del GFVip Roberto Zapp, produttore discografico della RuZa production, lancia il nuovo singolo “Lividi”: un forte messaggio contro la violenza sulle donne (http://www.narymary.it/lividi.html).
«Si tratta di un lavoro di squadra i cui coautori siamo io, la straordinaria Narymary - vincitrice di Sanremo New Talent 2019 - e la giornalista e scrittrice Laura Avalle, da sempre sensibile alle questioni sociali e alle tematiche di genere», racconta Zapp. «Nonostante il lockdown e tutte le difficoltà ad esso legate siamo riusciti ugualmente, a distanza e lavorando ognuno da casa, a portare a termine questo singolo. È stato importante farlo, oggi più che mai, perché il femminicidio non va in quarantena. Anzi, dati alla mano si tratta di un fenomeno in recrudescenza proprio durante il lockdown (una donna uccisa in famiglia ogni due giorni - fonte Dossier Viminale 2020). Immaginando quello che molte donne subiscono dentro le mura di casa, per mano di mariti e compagni, ho realizzato la linea melodica di “Lividi” (un mix di pop-rock ed epico) e non nascondo che mi sono molto commosso, perché la violenza non è mai accettabile, men che meno da parte di questi uomini che dicono di amare la propria donna, ma che poi si trasformano in mostri. A ispirarmi, senza volerlo, è stata la tentata violenza che ha subito da ragazza Maria Teresa, raccontata da lei stessa al Grande Fratello Vip. Ci sono voluti giorni e giorni di lavoro perché l’armonia - quella che accompagna le parole del testo - non solo è importantissima, ma deve arrivare al cuore di chi l’ascolta. In questo caso specifico, lanciare un messaggio di speranza per un futuro migliore, trovare il coraggio di dire “basta” e di chiedere aiuto, perché non c’è nulla di cui vergognarsi. La vergogna è di chi compie violenza, mai di chi la subisce. Non per niente la canzone chiude con questa frase: “Non sperare che il tuo amore possa cambiarlo, resteranno solo… lividi”. Dove per “lividi” si intende sia quelli fisici, sia quelli legati al dolore che resta dentro, nel profondo del cuore e che non vanno più via. Da qui l’importanza e la necessità di lavorare molto sulla musica, oltre che sul testo, perché ogni strumento utilizzato in “Lividi” è un’anima. La chitarra solista (suonata dal bravissimo Giagal), per esempio, rappresenta la risposta dell’anima di una donna mutilata, bruciata, uccisa, seppellita, che grida dolore. Poi ci sono gli archi, che rafforzano la simbologia della sofferenza, mentre batterie, basso, tastiere e gli altri effetti raffigurano la brutalità degli atti compiuti. Non a caso il pezzo si chiude con il rumore di un’esplosione. Ogni scoppio libera qualcosa. Accade anche alla donna di Lividi. Quando non ce la fa più ecco che esplode il suo coraggio, pronto a liberarla dalle sue paure per ripartire. È un augurio di rinascita.
«“Lividi” è un testo molto forte», commenta Narymary, «un crescendo di emozioni negative di una donna in conflitto che all’improvviso non riconosce più quell’uomo che diceva di amarla, integrato con la testimonianza di una persona a me molto cara, che ha vissuto sulla propria pelle quello di cui “Lividi” parla. All’inizio sembra quasi che questa donna cerchi ancora il consenso del suo compagno e in effetti è così, non si rende conto della gravità della situazione, nonostante riceva in cambio solo botte e offese. L’ultima parte non a caso è un testo parlato, più diretto, da donna a donna, con la speranza di aiutare quelle donne maltrattate a prendere coscienza del fenomeno che le riguarda. Per dirla come la canzone: “Diciamo basta col coraggio che ci resta”, con quella forza nascosta che tutte noi donne abbiamo, anche quando sembriamo annientate».
Laura Avalle: «Le parole a volte fanno male, ma possono diventare anche la cura di quel male. La musica ne potenzia l’effetto e arriva in ogni dove, vincendo silenzi e abbattendo muri di paure. Ogni donna merita un amore autentico, fatto di rispetto, dolcezza e attenzioni. Non di lividi».
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