Guardavamo ancora gli effetti del lockdown, ma ora
qualcosa sta cambiando: il numero dei morti da Coronavirus purtroppo torna a
salire sopra le cento persone, di cui 58 sono in Lombardia, territorio più
colpito dalla crisi sanitaria. Fra i 584 tamponi positivi rilevati oggi in
tutta Italia la maggior parte dei nuovi positivi (384), si trovano nella
regione guidata da Attilio Fontana, avvolta nel dilemma se aprire il 3 giugno
insieme al resto dell’Italia o aspettare ancora qualche giorno. Le prossime
quarantotto ore saranno determinanti.
Si attende venerdì sera quando arriverà sulla
scrivania del ministro della Salute il report dell’andamento epidemiologico di
questa settimana. Solo in quel momento, sulla base di tabelle e algoritmi, sarà
possibile prendere una decisione. Ancora nulla di ufficiale ma non è esclusa un’apertura
posticipata della Lombardia e forse anche del Piemonte. Persino il governatore
Fontana probabilmente preferisce la cautela al momento rispetto a
un’accelerazione che potrebbe portare nel giro di pochi giorni a una nuova
ondata: un aumento troppo rilevante dei contagi potrebbe portare a un nuovo
lockdown che metterebbe a serio rischio l’intera stagione estiva. “Meglio
aspettare qualche giorno, far abbassare ancora la curva dei contagi e salvare i
piccoli e medi commercianti e il turismo”, pare essere il parere diffuso.
Ragionamento che il presidente della Lombardia e il ministro degli Affari
regionali Francesco Boccia hanno condiviso in un incontro fra i due. Purché si
tratti solo di una decina di giorni, come ha tenuto a specificare il
governatore Fontana. Per adesso la Lombardia non vuole andare allo strappo con
l’esecutivo, fermo restando che bisognerà attendere almeno di dati venerdì
sera. A Milano numeri preoccupanti: i nuovi contagiati sono triplicati in 24
ore. Proprio per questo che il sindaco Giuseppe Sala ha vietato la vendita di
alcol da asporto dopo le 19 e ora freme per sapere cosa succederà dal 3 giugno.
Il dubbio su quanto accadrà in Lombardia è vivo, e se riaprirà in che modo. Clamore
anche la richiesta di ostacolare l’ingresso di lombardi e piemontesi nelle
altre regioni italiane regione: “Me ne ricorderò quando andrò in vacanza”,
commenta il sindaco della città della Madonnina.
Luigi De Magistris da Napoli vorrebbe che i cittadini
provenienti dalla Lombardia e dal Piemonte entrassero in città solo se muniti
di tampone negativo. Christian Solinas vorrebbe chiedere a chi arriva in
Sardegna la patente sanitaria, quindi il test sierologico che certifichi che
non si è affetti da coronavirus. La Sicilia sta ancora decidendo se esigere o
no il patentino di buona salute. In alcune regioni c’è anche l’obbligo di
quarantena per chi arriva dal Nord d’Italia, più colpito dal Covid. E così
continua la battaglia tra governatori meridionali e quelli settentrionali. Per
ora il Ministero della Salute mette un punto e frena ogni tipo di iniziativa:
“Non esiste e non esisterà nessuna patente sanitaria”, è la prima decisione che
arriva da fonti interne. “Se si decide di aprire una regione non ci saranno
restrizioni né in entrata né in uscita”. Tutto questo però potrebbe cambiare invece
se i dati di questa settimana dovessero dimostrare una criticità che porterebbe
una o due regioni dovessero rimandare la riapertura. Le prime sotto
osservazione al momento sono Lombardia e Piemonte, che mostrano la
disponibilità a posticipare la riapertura, ma non troppo, con tempi ragionevoli.